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L’anestesia in tecnica wide awake nell’operazione del tunnel carpale
Categoria: Chirurgia
Questa nuova tecnica consente di intervenire senza ricorrere al laccio emostatico, limitando il dolore e il disagio post operatorio
La Sindrome del Tunnel Carpale rappresenta la neuropatia più diffusa che coinvolge la mano e agli inizi provoca sintomi come bruciore, formicolio, una sensazione di addormentamento o prurito alle prime tre dita della mano (pollice, indice e medio) in modo particolare durante la notte. Con il passare del tempo, però il dolore potrebbe diffondersi anche all’avambraccio nei casi più gravi.
La diagnosi deve essere effettuata dallo specialista e confermata dall’elettromiografia, esame che verifica i parametri di velocità di conduzione, sensitiva e motoria, del nervo.
Nelle forme lievi o iniziali si possono ottenere dei benefici mediante l’assunzione di integratori che migliorano la conduzione nervosa, ma con il passare del tempo si rende necessario il ricorso alla chirurgia nella maggioranza dei casi.
Una delle tecniche operatorie più innovative prevede l’impiego dell’anestesia in modalità “wide-awake” che esclude l’utilizzo del laccio emostatico, fonte di grande disagio e dolore per il paziente.
L’anestesia “wide-awake”, unisce all’effetto anestetico e vasocostrittore, una tumescenza dei tessuti da cui si ha una netta riduzione del sanguinamento intraoperatorio, una maggiore visualizzazione delle strutture anatomiche ed una migliore collaborazione del paziente.
L’anestesia a cui viene sottoposto il paziente ha una durata di circa 6 ore, andando a coprire anche il tempo di massimo dolore post-operatorio che si verifica dopo circa 3 ore, eliminando il ricorso ad antidolorifici nei giorni a seguire.
Andando a prevenire il sanguinamento, si riduce il rischio di complicazioni legate agli ematomi: inoltre il medico, andando ad intervenire sul polso e non sulla mano evita di incorrere nell’incisione di piccole terminazioni nervose che a volte danno origine al cosiddetto “pillar pain” che può protrarsi anche per 4 mesi limitando il recupero del paziente.