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DISLIPIDEMIA, QUANDO LA DIETA AIUTA
Categoria: Patologie e Cure
Tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, accanto ad ipertensione arteriosa, diabete e fumo, va ricordato l’aumento dei grassi nel sangue (dislipidemia). L’ipercolesterolemia può essere modificata in primo luogo con una adeguata alimentazione e se necessario con terapia farmacologica. La dislipidemia può essere individuata con un semplice esame del sangue che misuri la colesterolemia totale e le frazioni HDL, LDL, TG. Di queste LDL rappresenta il cosiddetto colesterolo cattivo.
LDL ha dimostrato essere in diretta relazione con l’ incidenza di malattia cardiovascolare ed in particolare infarto miocardico. Nei pazienti che abbiano già avuto un evento cardiovascolare (prevenzione secondaria, con insufficienza renale e i diabetici), nei diabetici o con insufficienza renale si devono raggiungere valori abbondantemente inferiori a 100 mg/dl.
È possibile avere un quadro completo, ovvero una diagnosi, con un esame ematochimico. Se c’è familiarità per dislipidemia è bene che la diagnosi sia precoce perché è molto importante il tempo di esposizione a valori LDL elevati.
Per concludere, va innanzitutto chiarito che il problema non si elimina, essendo le dislipidemie patologie croniche. L’attenzione quindi deve essere costante, soprattutto alla dieta. Nei casi di dislipidemia lieve aiuta anche solo evitare i formaggi, ridurre o eliminare l’alcol. Nei casi clinici più gravi, associati ad alterazioni vascolari, può rendersi necessaria la terapia farmacologica. Oggi disponiamo di presidi terapeutici in grado di dare ottime risposte (calo del 50% dei valori o più) anche in questi pazienti molto gravi. Resta il fato che la miglior difesa è la prevenzione, che si fonda su uno stile di vita sano. Attenzione quindi all’aumento di peso, a svolgere una quotidiana attività fisica. Se non in presenza di predisposizione genetica, sarà difficile sviluppare una grave dislipidemia.