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CEFALEA: DIAGNOSI, TERAPIE E RACCOMANDAZIONI
Categoria: Patologie e Cure
Cosa si intende per cefalea?
Il termine deriva dal greco kefalé, cioè testa, e indica una condizione di dolore del capo.
La Società Internazionale delle Cefalee ha classificato oltre 200 tipi diversi di mal di testa. La prima importante distinzione è fra le cefalee primarie e le secondarie: nelle secondarie (10 per cento del totale) il dolore è un sintomo, un segnale d’allarme di una causa identificabile (es. sinusite, ipertensione, meningite, traumi), per cui si deve curare la causa per risolvere il dolore. Nelle cefalee primarie la causa non è riconoscibile; il dolore stesso costituisce la malattia e questa si cura intervenendo su di esso.
Quali sono le cefalee primarie?
Tra le cefalee primarie, la più frequente è la cefalea tensiva, quella che quasi tutti sperimentano saltuariamente almeno una volta nella vita e che il più spesso si risolve con un analgesico da banco.
La cefalea primaria che più frequentemente richiede il ricorso alle cure mediche è l’emicrania. Gli attacchi dolorosi sono molto intensi e invalidanti, limitando o impedendo le attività lavorative, domestiche o ricreative; sono accompagnati da altri sintomi come nausea, vomito, incapacità di sopportare luce, suoni, odori e si verificano all’improvviso, in modo imprevedibile.
La cefalea primaria che causa in assoluto il dolore più lancinante è la cefalea a grappolo, fortunatamente molto meno frequente dell’emicrania, caratterizzata da raffiche quotidiane, che perdurano settimane/mesi (“grappoli”), di attacchi molto intensi e di durata inferiore alle tre ore. Il dolore è descritto come un coltello o un chiodo nell’orbita.
Come diagnosticare la cefalea?
Tramite diagnosi differenziale, che si basa sulla accurata raccolta della storia del paziente e sull’esclusione delle forme secondarie, anche attraverso idonei accertamenti strumentali. Le cure contro la cefalea risultano particolarmente efficaci quando sono altamente personalizzate in funzione delle caratteristiche cliniche e psicologiche del paziente.
Quali cure sono disponibili per la cefalea?
La terapia del mal di testa si basa su farmaci sintomatici, su farmaci preventivi, su terapie fisiche e su un approccio polispecialistico integrato.
La più frequente causa di ricorso alle cure mediche è l’emicrania. Le linee di cura farmacologica disponibili sono due: quella con farmaci di attacco e quella con farmaci di profilassi. La terapia dell’attacco serve a interrompere il dolore e usa farmaci generici come gli antinfiammatori, che alleviano l’attacco, o specifici come i triptani, che lo bloccano del tutto; possono affiancarsi farmaci che agiscono su sintomi associati, come gli antiemetici sul vomito. La terapia di profilassi si adotta quando gli attacchi invalidanti sono frequenti; adopera farmaci di diverso tipo e ad azione lenta, che richiedono almeno due mesi per essere pienamente valutati nella loro efficacia terapeutica e che mirano a ridurre la ricorrenza degli attacchi.
Quali raccomandazioni per chi soffre di cefalea?
Le principali raccomandazioni per un paziente che soffre di cefalea sono le seguenti:
- rivolgersi al medico se il mal di testa diviene frequente o invalidante; se compare per la prima volta dopo l’età di 40 anni; se, pur presente da tempo, peggiora progressivamente o modifica le sue caratteristiche; se è provocato da sforzo;
- in preparazione della visita, compilare un diario della cefalea che riporti frequenza, durata, intensità degli attacchi, i farmaci assunti e la loro efficacia: è importante capire che la terapia va personalizzata sul paziente e sul tipo di cefalea, quindi va decisa e in seguito controllata dallo specialista;
- porre attenzione alle condizioni alimentari e ambientali che possono favorire gli attacchi e che possono essere molto individuali. È necessario individuare ed evitare le situazioni che favoriscono il mal di testa, per esempio sonno inadeguato, ricorrenti abbuffate e digiuni; per determinati pazienti, ma non per tutti, l’uso di alcuni alimenti. È importante mantenere un certo comportamento, modificando eventualmente il proprio stile di vita, ma senza generalizzare;
- assumere la terapia appena inizia l’attacco e a dosi piene: se si tarda, si rischia la perdita di efficacia;
- evitare il “fai da te” e comunque l’uso quotidiano prolungato di farmaci di attacco, cosa che può paradossalmente rendere cronica la cefalea;
- non scoraggiarsi se il farmaco prescritto non è efficace o dà effetti indesiderati, ma parlarne con il curante che ne modificherà il dosaggio o lo sostituirà;
- riferire i farmaci che si stanno utilizzando e ricordare con la maggiore precisione possibile anche quelli utilizzati in passato, con dosi, durata del trattamento, efficacia, eventuali effetti indesiderati;
- non essere mai rinunciatari: fortunatamente sono pochi i casi in cui non si riesce a migliorare nettamente la qualità di vita del paziente cefalalgico.