Il trattamento dell’infezione derivante da protesi peniena

Il trattamento dell’infezione derivante da protesi peniena

Il contributo scientifico del dott. Marco Cosentino, urologo e andrologo presso la Casa di Cura Villa Maria

La disfunzione erettile è definita come l’incapacità di avere e/o sostenere un’erezione sufficiente per un rapporto sessuale e colpisce più di 150 milioni di uomini in tutto il mondo.

Il dott. Marco Cosentino, Responsabile del servizio di Urologia ed Andrologia presso la Casa di Cura Villa Maria, ha pubblicato recentemente un articolo sulla rivista scientifica “Urologia Internationalis” dove illustra le tecniche di cura in caso di infezione da protesi peniena.

L’impianto di protesi peniena rappresenta un’opzione sicura ed efficace nei pazienti con disfunzione erettile con un rischio relativamente basso di infezione nel caso di un primo impianto nel caso in cui gli altri trattamenti, come ad esempio cambiamenti nello stile di vita o iniezioni intracavernose, non siano d’aiuto. Le procedure chirurgiche di impianto sono ora interventi sicuri con ottimi risultati; grazie anche all’elevata affidabilità e durata delle protesi, ma le complicazioni legate ad infezioni possono essere causa di numerosi aggravamenti.

Nonostante l’infezione sia un evento raro, i chirurghi dovrebbero seguire rigorosamente le raccomandazioni pre-, intra- e post-operatorie per ridurre il rischio di infezione del dispositivo.

I fattori di rischio possono essere suddivisi in caratteristiche del paziente, come obesità e diabete mellito, oppure legati alla procedura chirurgica come nel caso del reimpianto della protesi.

Le principali infezioni di protesi peniena sono di due tipi: una forma silente causata dallo Staphylococcus epidermidis o da altri batteri e una più aggressiva dovuta a E. coli, S. Aureus, Klebsiella, Serratia o Pseudomonas. Ambedue i casi possono richiedere la rimozione di tutta la protesi con conseguente disagio per il paziente e la necessità di un ulteriore intervento chirurgico complesso. Una volta stabilito il microrganismo coinvolto nell’infezione viene eseguita un’appropriata terapia antibiotica.

Il trattamento di tipo conservativo della protesi risulta di difficile esecuzione in quanto è correlata non solo allo stato clinico del paziente ma anche dalla risposta al trattamento antibiotico, inoltre nel caso di insuccesso va comunque eseguito l’espianto urgente onde evitare sepsi e necrosi del glande o del fusto.

11 settembre 2020, Notizie